Nel cuore dell’Umbria, nel borgo medievale di Solomeo, Brunello Cucinelli ha creato molto più di un’impresa di moda: ha costruito un modello di capitalismo umanistico che oggi è studiato nelle business school di tutto il mondo. Mentre gran parte dell’industria insegue la produttività a ogni costo, Cucinelli dimostra che un’impresa può prosperare mettendo al centro la dignità del lavoro umano.
Laureato in ingegneria e appassionato di filosofia, Brunello Cucinelli ha fondato la sua azienda nel 1978, con l’idea che bellezza, etica e profitto possano convivere. A distanza di oltre quarant’anni, il marchio è un sinonimo globale di lusso sobrio, mentre l’azienda rappresenta un raro esempio di come si possa fare impresa con un’anima.
L'approccio al welfare in Brunello Cucinelli va ben oltre il concetto tradizionale di benefit aziendale. È una vera filosofia di vita lavorativa, costruita su pilastri concreti:
Cucinelli definisce la sua visione come “capitalismo umanistico”: un sistema in cui il profitto non è un fine, ma un mezzo per generare valore umano, culturale e sociale. I lavoratori non sono risorse, ma persone portatrici di talento e dignità.
Nell’azienda non si mandano email dopo le 17:30. I collaboratori non lavorano di notte né nei weekend. La regola è semplice: la vita personale è sacra. Un equilibrio che, paradossalmente, ha reso l’azienda più efficiente e produttiva.
Cucinelli ha restaurato l’intero borgo di Solomeo, rendendolo sede dell’impresa ma anche centro culturale, biblioteca, teatro, scuola di artigianato. Un progetto urbanistico e sociale che restituisce bellezza e funzione al territorio, e che fa da ponte tra tradizione e futuro.
Accanto alla formazione tecnica, l’impresa promuove corsi di filosofia, arte e cultura umanistica. L’idea è che un lavoratore arricchito interiormente sia anche un cittadino e un professionista migliore.
Il modello Cucinelli è oggi analizzato in università come Harvard, Bocconi e Oxford. È stato citato da premi Nobel, elogiato da economisti e preso come riferimento da manager che vogliono umanizzare l’impresa.
Non si tratta solo di un caso di successo commerciale — sebbene i numeri confermino una crescita solida e costante — ma di una proposta concreta di come l’impresa possa essere motore di civiltà, non solo di ricchezza.
In un’epoca in cui si parla di burnout, dimissioni silenziose e crisi del significato nel lavoro, Brunello Cucinelli rappresenta un contro-modello coerente, autentico e replicabile. Il suo esempio dimostra che il benessere aziendale non è solo un dovere morale, ma anche una leva strategica per il successo duraturo.
Forse non tutti possono essere Cucinelli. Ma tutti, nel loro piccolo, possono imparare dal suo umanesimo applicato all’impresa.