L’articolo 11 del nuovo Codice è una vera rivoluzione. Mentre prima le stazioni appaltanti non potevano “mettere bocca” sul contratto collettivo scelto dalle imprese, ora devono indicare nel bando quale CCNL si applica ai lavoratori coinvolti nell’appalto. Una scelta che mira a evitare che imprese disinvolte taglino i costi... sulle spalle dei lavoratori.
Non è libertà d’impresa se a pagarne il prezzo sono i diritti fondamentali.
Le aziende possono ancora proporre un CCNL diverso da quello indicato nel bando, ma solo se garantisce gli stessi livelli di tutela. Allo stesso tempo, le PA non possono imporre un contratto specifico come requisito d’accesso, altrimenti si rischia l'incostituzionalità (art. 39 della Costituzione insegna).
Due i criteri chiave:
Soggettivo: il contratto deve essere firmato da sindacati e associazioni datoriali “comparativamente più rappresentativi”.
Oggettivo (principio di coerenza): il contratto deve essere logicamente collegato all’oggetto dell’appalto. Niente più contratti generici per risparmiare.
Attenzione però: in settori “ibridi” o con molte sovrapposizioni (come i servizi educativi, la sanità privata o i multiservizi) questa coerenza può diventare un rompicapo.
Se l’appalto prevede prestazioni accessorie o secondarie che superano il 30% del valore, anche a queste si deve applicare uno specifico CCNL, coerente con le mansioni svolte. Idem per i subappalti.
Come si individua il contratto giusto?
Si guarda al codice ATECO dell’attività.
Si controlla l’archivio CNEL per vedere quale contratto si applica.
Si privilegiano i CCNL presi a riferimento dal Ministero del Lavoro per i calcoli del costo medio del lavoro.
Questo nuovo assetto si inserisce in un contesto più ampio, che include:
Clausole sociali obbligatorie (art. 57).
Limiti all’aggiudicazione al prezzo più basso (art. 108) nei settori ad alta intensità di manodopera.
Divieto di ribasso sul costo del lavoro (art. 41, comma 13), salvo prova di efficienza organizzativa da parte dell’impresa.
In pratica: lo Stato vuole evitare la “gara al ribasso” che svilisce il lavoro e danneggia la qualità del servizio.
Perché questo è uno di quei cambiamenti che toccano direttamente le condizioni di lavoro reali. È un tema tecnico, sì, ma con ricadute enormi su dignità, salario, stabilità.
Se lavori nel mondo degli appalti, sei un sindacalista, un HR, un imprenditore o semplicemente un cittadino attento, questo è il momento di informarsi. E di pretendere che i diritti non siano mai “voce di spesa” da tagliare.